una vita degna di essere vissuta
di Guido Laj
Il 1° marzo 2024 Elsa Capoleoni avrebbe compiuto cent’anni. Era la prima di tre sorelle – Elsa, Anna e Giulia – e di un fratello, più piccolo.
Abitavano nello stesso palazzo del nostro circolo, con ingresso da via Donizetti. Le finestre del loro appartamento davano sul cortile di via Scarlatti, esattamente sopra il portone.
Elsa ha lavorato in banca da quando aveva vent’anni fino a quando è andata in pensione, nel 1976. Quell’anno si è iscritta alla sezione Parioli del PCI e da quel momento fino alla sua morte, nel 2016, tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì alle 17.30 scendeva e apriva la sezione fino alle 19.30. Da settembre a giugno perchè le tre sorelle avevano una casa a Santa Severa dove passavano l’estate.
Amava viaggiare e ha letteralmente girato il mondo, facendo anche una crociera sul Volga Don e arrivando fino in Mongolia. Quando aveva poco meno di novant’anni è stata, con alcuni di noi, in Vietnam e nel sud dell’Egitto. Ma era figlia del suo tempo, a vent’anni aveva vissuto la guerra e l’occupazione nazista di Roma. Quindi non ha mai messo piede in vita sua né in Germania né negli Stati Uniti: comunista ai tempi della guerra fredda.
In verità non è sempre stata comunista. Fino al 1956 votava socialista. Dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici, molti militanti ed elettori del PCI si spostarono al PSI perché non condivisero la difesa dell’URSS da parte di Togliatti. Lei fece la scelta opposta…
Ci volle poco, dopo l’iscrizione al Partito, perché le fosse chiesto di fare la tesoriera della sezione. Aveva sempre lavorato in banca, conosceva la partita doppia, era sempre in sede….
Tutti gli anni comprava un quaderno rosso dove segnava le entrate, le uscite, il tesseramento. La prima tessera ogni anno era la sua.
Per le cene di sottoscrizione preparava un pentolone di pasta e fagioli che qualcuno di noi saliva a prendere a casa sua e che immancabilmente finiva in pochi minuti. Una cena in sezione senza la sua pasta e fagioli sarebbe stata impensabile.

Gli ultimi decenni della sua vita sono stati per la sezione e per il partito. D’inverno andava alle feste dell’Unità sulla neve, d’estate alle feste nazionali in Emilia o dove fossero. Assemblee, volantinaggi, presenza ai seggi durante le elezioni, non si faceva mancare nulla. Era molto legata a Walter Veltroni che venne in sezione quando facemmo la festa per i suoi ottant’anni.
Io mi sono iscritto a vent’anni, nel 1989, alla caduta del muro di Berlino e della svolta della Bolognina. Da allora fino al 2007, quando è nato il PD, sono cambiati partiti, simboli, persone, segretari ma la presenza di Elsa è sempre stata una certezza. Anche quando il segretario del partito era molto lontano dalle sue idee e dalla sua storia, è sempre rimasta dentro e ha dato il suo contributo. Mai rinunciare alle proprie idee e alle proprie convinzioni ma mai rinunciare a farle valere nella sede collettiva che si chiama Partito alla quale liberamente abbiamo scelto di aderire. Questo è stato il suo insegnamento.
Non una scelta scontata o banale, sicuramente figlia di un’idea di politica molto novecentesca. La sezione del Partito come luogo di relazioni sociali, amicizie, condivisione di scelte. La militanza come scelta di vita. Una volta Enrico Berlinguer disse che “la militanza nel Partito Comunista può rendere una vita degna di essere vissuta”. Per Elsa fu così, letteralmente. E lei lo avrebbe rivendicato con gioia e orgoglio.

Quante cose mi ha insegnato Elsa….non ero mai stata iscritta a un partito da lei ho capito cos’è la militanza. Non condividevo tutte le sue idee ma l’affetto e l’essere compagne non sono mai mancati, in sezione, in viaggio nelle risate e nelle malattie. Ti voglio bene Elsa
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