di Maurizio de Stefano
Avvocato cassazionista
Componente della Commissione dei Diritti Umani dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Vice Presidente dell’Unione Forense per la tutela dei Diritti Umani
Oggi le corti di giustizia internazionali sono la grande novità rispetto al 1939, quando scoppiò la Seconda guerra mondiale. Solo il Tribunale Militare Internazionale di Norimberga si eresse a postumo giudice.
Cerchiamo di capire se questo nuovo odierno assetto di corti internazionali può servire, se non a impedire le guerre, quanto meno a limitarne i danni.
A livello europeo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Lussemburgo) non ha nessuna competenza in materia di conflitti.
L’unico ruolo che ha avuto il Parlamento Europeo nel caso della guerra Ucraina /Russia è stata la sua richiesta di istituire un tribunale penale internazionale “ad hoc” (sul modello ex-Jugoslavia, Ruanda), che non dovrebbe comportare una menomazione alla Corte Penale Internazionale. Sebbene la delibera del Parlamento Europeo sia del gennaio 2023, il tribunale non è stato ancora istituito.
Il Consiglio d’Europa, che comprende 46 Paesi, è un’organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nei Paesi dell’Europa geografica.
Fino al marzo 2022 la Russia era tra gli stati membri, espulsa dal Consiglio d’Europa proprio come conseguenza dell’invasione della Ucraina.
Nel quadro della guerra Ucraina /Russia, su impulso dell’Assemblea delle Nazioni Unite, ha deliberato di istituire un Registro dei Danni pensando di poter porre a carico dello Stato responsabile – la Russia – i danni causati alle popolazioni e alle persone singole. Il Registro ha cominciato a funzionare nell’ambito del Consiglio d’Europa a partire dal dicembre 2023.
La Corte Europea dei Diritti Umani (European Court of Human Rights-ECHR) che ha sede a Strasburgo (Francia), si compone di un numero di giudici (46) pari a quello degli Stati membri del Consiglio d’Europa che hanno ratificato la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Si occupa sia delle cause tra Stati, sia delle cause individuali della vittima contro lo Stato.
Secondo le proprie regole procedurali, ha dichiarato di poter mantenere la giurisdizione sulla Russia, quindi la possibilità di decidere per tutti i fatti accaduti fino al 19 settembre 2022; quindi i primi sette mesi di guerra sono di competenza dei giudici della Corte di Strasburgo.
Invero, si era posto un problema perché la Russia ha dichiarato di non voler riconoscere più le sentenze della Corte Europea, però le sentenze saranno emesse ugualmente; tant’è vero che c’è stata a dicembre 2023 una Grande Camera della Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo per decidere il caso promosso dall’Ucraina contro la Russia per i fatti del 2014 in Crimea.
A questo caso, si aggiungono anche altri 4 ricorsi dell’Ucraina contro Russia, per genocidio e altri crimini contro l’umanità.
Oltre a circa otto mila ricorsi individuali pendenti contro la Russia per violazioni, anche pregresse, che saranno dibattute e la Corte di Strasburgo sta decidendo anche in assenza del giudice russo.
La Russia infatti, in conseguenza dell’espulsione dal Consiglio d’Europa, ha dichiarato decaduto il proprio giudice e non l’ha sostituito. Ma la Corte ha trovato uno strumento giuridico particolare per cui ha invitato la Russia a nominare un nuovo giudice “ad hoc” e poiché la Russia non l’ha fatto , la Corte ha nominato un altro giudice “ad hoc” e sta emettendo comunque le sentenze per fatti precedenti alla guerra; quindi, avremo un futuro controllo del comportamento della Russia sia per i fatti di guerra, sia per altre precedenti violazioni e siamo in attesa di questa prima sentenza nel conflitto tra Ucraina e Russia.
La Corte Internazionale di Giustizia-CIG (Internazional Court of Justice-ICJ), con sede a L’Aja (Paesi Bassi), nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell’Aia, è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite (ONU). E’ competente per le controversie tra gli Stati membri delle Nazioni Unite.
La Russia e l’Ucraina sono già in causa per i fatti del 2014. L’Ucraina denuncia va di aver subito un genocidio e la Russia si difendeva dicendo che era intervenuta in soccorso delle popolazioni del Donbas perché l’Ucraina avrebbe commesso crimini contro la popolazione russofona.
Il 16 marzo 2022 la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato la cessazione dell’invasione, ma come spesso accade, senza un intervento del Consiglio di Sicurezza che attiva l’intervento delle Forze Internazionali di Pace delle Nazioni Unite ” i caschi blu”, questa decisione rischia di rimanere puramente decorativa.
In questa causa Russia /Ucraina davanti alla Corte Internazionale di Giustizia sono intervenuti trentadue Stati, tra cui l’Italia, ascoltati nel settembre 2023.
Si attende ancora la sentenza di merito e il provvedimento provvisorio di sospensione della invasione non è stato rispettato da parte della Russia.
Davanti alla Corte Internazionale di Giustizia l’11 e 12 gennaio 2024 si è svolta l’udienza per l’adozione delle misure cautelari richieste dal Sud-Africa contro Israele per far cessare i suoi comportamenti in Palestina successivi al 7 ottobre 2023.
Prima di questa causa, era già stata richiesta da parte di tredici Stati e due Organizzazioni non governative l’emissione di un parere consultivo sulla questione Israele contro Palestina: si denunciava già l’occupazione dei territori da parte di Israele in danno della popolazione palestinese, sottraendo territori continuamente, l’occupazione dei coloni.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite (le cui delibere però non sono vincolanti) aveva deliberato la procedibilità della richiesta di parere.
Un precedente logico e storico rispetto all’udienza dell’11 e 12 gennaio a L’Aja.
E in tale richiesta di parere sono intervenuti tredici stati.E non c’è l’Italia. Questo per far capire un po’ i diversi pesi e misure perché la politica indubbiamente la fa da padrona in questi casi.
Si attende di sapere se la Corte Internazionale di Giustizia emetterà un provvedimento cautelare.
E questo avverrà a breve, ma la sentenza di merito ovviamente sarà molto molto più in là nel tempo perché, se come abbiamo visto la causa sulla Russia-Ucraina partita già per i fatti del 2014 è ancora pendente, voi capite bene chissà quando uscirà questa ultima recentissima. Quando il Sud-Africa si è fatto paladino della difesa della Palestina, Israele si è difesa dicendo che il Sud-Africa diventa il braccio giuridico armato di Hamas; ovviamente questa è la logica delle contrapposte difese; però questa dialettica davanti ai giudici a mio avviso è l’unica novità che noi possiamo motivare e decantare.
La Corte Penale Internazionale-CPI (International Criminal Court-ICC) con sede a L’Aja (Paesi Bassi) ha competenza sull’accertamento della responsabilità individuale dei Capi di Stato e di Governo, dei capi delle forze armate o anche di altri soggetti; in ambito internazionale. L’Assemblea degli Stati membri è l’organo legislativo della Corte ed è composta da rappresentanti degli Stati che hanno ratificato o aderito allo Statuto di Roma del 1988 che istituì la Corte.
Ne fanno parte 123 Stati (sui 193 dell’ONU), che diventeranno 124 da febbraio 2024 con l’Armenia, ultimo paese a ratificarlo.
I paesi più piccoli hanno tutto l’interesse a farsi proteggere dalla Corte Penale Internazionale.
Israele che aveva firmato lo Statuto di Roma del 1988, poi non l’ha ratificato dichiarando espressamente. Non l’hanno ratificato nemmeno USA, Cina e Russia.
Vediamo i casi in cui giudica questa Corte.
Sull’aggressione di uno Stato verso un altro, la Corte ha bisogno che tutte e due gli Stati, l’aggredito e l’aggressore siano parte dell’Assemblea. E questo non si verifica nel caso di Russia e Ucraina.
E parimenti nel caso Israele e Palestina, dal momento che la Palestina ha accettato la giurisdizione della Corte Penale Internazionale, ma Israele si è ben guardata dal farlo; quindi, per il crimine di aggressione non c’è alcuna possibilità che la Corte giudichi.
Ma la Corte Penale Internazionale è quella che giudica espressamente la responsabilità degli individui e per individui si intendono anche ai Capi di Stato, perché è espressamente previsto che non funzioni l’immunità normalmente riconosciuta ai Capi di Stato. E quindi tutte le volte che qualche Capo di Stato ha eccepito questa immunità la Corte Penale Internazionale l’ha respinta; quindi, è pacifico che anche Putin (Russia), che anche Netanyahu (Israele) che anche i capi militari, soprattutto quelli che sono quelli esposti in prima linea nel compiere le efferatezze, siano sottoposti alla sua giurisdizione.
La Corte Penale Internazionale può essere investita dalle organizzazioni non governative (ONG), da qualunque altro Stato che vi abbia interesse, ciò permette un accesso meno rigido a questa Corte. Infatti, se per la richiesta del parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia ci è voluta una delibera dell’Assemblea Generale, e per iniziare una causa tra Stati ci vuole uno Stato che delibera di promuovere la causa ad un altro Stato; invece, per la Corte Penale Internazionale le denunce sono simili a quelle che potrebbe ricevere qualunque Pubblico Ministero o la polizia che riceve le denunce del furto, dell’omicidio e così via. E questa è la vera forza di questa Corte Penale Internazionale, perché i 124 Stati sono sganciati dall’ONU.
Anche se questa Corte ha bisogno, per l’esecuzione dei suoi provvedimenti, in alcuni casi, di delibere del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, va precisato che ne è del tutto autonoma nell’esercizio dell’azione penale, come dimostra il più noto caso di Putin per la deportazione di minori, accusato di crimini di guerra dalla Corte penale internazionale insieme alla Commissaria per l’Infanzia, Maria Llova-Belova.
Va premesso che il processo davanti a questa Corte Penale Internazionale che sta a L’Aja non può essere trattato in contumacia, ragion per cui l’imputato deve essere fisicamente portato davanti ai giudici della stessa Corte Penale Internazionale.
Vediamo brevemente la procedura.
Se il Procuratore della Corte (come il nostro Pubblico Ministero) ritiene fondata l’accusa, svolge un’istruttoria, raccoglie le prove, e se le ritiene plausibili riunisce la Camera preliminare che a sua volta, se ritiene che non sia manifestamente infondata l’accusa del crimine compiuto dalla persona fisica, emette nei confronti di quest’ultima un mandato di cattura.
Davanti a questa Corte sono pendenti appena 36 processi e soltanto 17 mandati di cattura, che significa che questa Corte ancora non funziona a pieno ritmo, sta muovendo i primi passi, anche perché sono gli Stati che devono finanziare le investigazioni, raccogliere le prove perché non c’è una struttura, non c’è un corpo di polizia al servizio della Corte Penale Internazionale.
Ma chi lo esegue questo mandato di arresto?
Lo deve emettere lo Stato dove si trova il soggetto incriminato. Ovviamente la Russia, non riconoscendo il trattato istitutivo della Corte, non riconosce nemmeno il mandato di cattura.
La Russia ha ritenuto questo mandato come una azione politica contro se stessa e sprezzantemente l’ha respinto.
Però, se Putin si recasse, anche di passaggio, in uno dei 124 Stati che hanno sottoscritto lo Statuto di Roma, potrebbe essere attivato il mandato di cattura. Purtroppo si temono rappresaglie della Russia contro lo Stato che osasse arrestare il capo della Federazione Russa. Con questa limitazione alla sua circolazione Putin può recarsi in Cina perché si trova su di un territorio amico, mentre altrove partecipa in teleconferenza.
La Corte Penale Internazionale si è già occupata della possibilità della Palestina di essere considerato Stato parte della Corte stessa ed ha risolto positivamente il caso. Ha già stabilito l’ambito del territorio su cui si esercita la sua giurisdizione che comprende anche Gerusalemme Est e Cisgiordania e i territori riconosciuti alla Palestina nel 1967.
La causa che è stata già promossa dal Sud-Africa davanti alla Corte Internazionale di Giustizia nel dicembre 2023 potrebbe portare alla condanna di Israele per genocidio e quindi del governo di Netanyahu.
Ad eccezione dell’aggressione, che come detto richiede i due Stati Parti dello Statuto del trattato internazionale, tutti gli altri crimini sono competenza della Corte Penale Internazionale se sono commessi sul territorio dello Stato che ha riconosciuto la giurisdizione (Palestina), come pure se sono compiuti da persone che sono partite dallo Stato (Palestina). Quindi Hamas può essere ugualmente denunciato da parte di Israele davanti alla Corte Penale Internazionale, come pure ovviamente Israele da parte della Palestina.
Hamas afferma che dopo il 7 ottobre 2023, ci sono state 23mila vittime civili di cui 8mila bambini o comunque minori.
In questo quadro la pretesa di “legittima difesa” di Israele cede il passo alla “rappresaglia più grave” e allora occorre stabilire una soglia oltre la quale stabilire quale sia un crimine di guerra che deve essere perseguito sia dalla Corte Penale Internazionale, sia dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Per concludere, si dovrà giudicare penalmente Hamas davanti alla Corte Penale Internazionale o davanti alla Corte Internazionale di Giustizia per i crimini compiuti il 7 ottobre 2023, senza considerare i quarant’anni della precedente occupazione dei territori palestinesi da Parte di Israele.
Parimenti Israele dovrà essere giudicata per i crimini compiuti in danno dei Palestinesi dopo il 7 ottobre 2023.
Le due sentenze restano separate con le attenuanti più o meno rilevanti, senza cancellare il crimine dell’uno perché è una conseguenza del crimine dell’altro.
L’articolo è ricavato dalla relazione dell’autore al Convegno “Doppi standard, diritto internazionale e costituzionalismo globale – Il Ruolo dell’Europa per il Rispetto dei Diritti Umani e per l’effettività e l’incremento delle Convenzioni Internazionali. Ruolo dell’Unione Europea nel panorama internazionale e nel conflitto Israelo-Palestinese“. 12 gennaio 2024 – Parlamento Europeo, Piazza Venezia, 6 – Roma. L’intero Convegno è visibile sul sito di Radio Radicale TV .
