Il 3 ottobre 2013 un naufragio con centinaia di morti di fronte a Lampedusa dava inizio ad un approccio emergenziale di risposta alle migrazioni che dura ormai da 10 anni e che non si può più definire tale; l’emigrazione è una costante della storia umana: la sua fisiologia, non la sua patologia, la norma, non l’eccezione.
Allarmismi, preoccupazioni, teoria dell’accerchiamento, pericoli dai quali difendersi: inquadrando l’immigrazione con questa lente si corre il rischio di distorcere la realtà, alimentando paure collettive e tensioni sociali. I dati dicono cose differenti.
In Italia quasi uno straniero su due è europeo (47,7%) e solo il 22,6% proviene dall’Africa; meno del 7% dei migranti forzati nel mondo vive in uno degli Stati membri Ue e un abitante della Terra su 30 è migrante (295 milioni).
Anche dopo il naufragio di Cutro, il focus sull’immigrazione continua a spostarsi dai trafficanti ai migranti, accomunati e confusi nella categoria dell’irregolarità anche quando sono persone in fuga da guerre, crisi climatiche e gravi violazioni dei diritti umani.
Nei Centri di Permanenza per i Rimpatri, sono aumentati i tempi del trattenimento da 3 a 18 mesi, con maggiori costi; il Decreto Cutro ha ampliato la platea delle persone sottoposte alla procedura accelerata di frontiera, e quindi al trattenimento, anche a coloro che richiedono protezione qualora non abbiano passaporto o non versino “idonea” garanzia finanziaria, fissata in € 4.938.
Negli ultimi dodici mesi in Italia si è parlato di emergenza migratoria, è stato nominato un commissario, sono stati dedicati al tema sei decreti-legge, dei memorandum con Libia e Tunisia, un comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, un decreto flussi, ora un accordo di esternalizzazione con l’Albania, e tante altre misure che hanno re-introdotto multe, sequestri e fermi, censurando l’immigrazione sempre come irregolare, criminalizzando il soccorso in mare e le Ong, ed evitando i nodi della gestione regolare dei flussi.
Le possibilità di migrare regolarmente sono sempre meno, in contrasto con l’articolo 10 della Costituzione che garantisce il diritto d’asilo.
Le azioni del Governo si basano su un violento modello detentivo, non inclusivo: la vera emergenza non è l’immigrazione, ma il sistema di accoglienza.
Le conseguenze della mancata inclusione emergono con chiarezza nel mondo del lavoro perché, anche quando è regolarmente impiegata, la manodopera straniera da Nord a Sud è spesso relegata a impieghi precari, faticosi, sottopagati e rischiosi per la salute e le retribuzioni sono inferiori di ben un quarto. Servono politiche più radicali sul lavoro, la casa, la sanità, il salario, sulla sicurezza, al fine di evitare il conflitto tra i migranti e gli “impauriti”.
La Commissione europea ha presentato un’ipotesi di “Patto per l’immigrazione” ancora una volta orientata a una gestione del fenomeno in termini di riduzione e senza una vera svolta sulle politiche migratorie: vigono gli accordi di Dublino,  non si è avviata alcuna effettiva redistribuzione dell’accoglienza, non ha mai preso piede fino in fondo la logica della cooperazione solidale.

sette punti delle proposte del Partito Democratico sull’immigrazionefondati sull’intransigenza per i valori democratici e sul rispetto dei diritti umani, muovono dalla necessità di investire su canali d’ingresso legali e sicuri con scelte precise: la sfida migratoria necessita di risposte europee condivise, una Mare Nostrum Europea per salvare vite, rafforzare la cooperazione internazionale e il sostegno allo sviluppo, contrastare il traffico di esseri umani, attuare di concerto con i sindaci un grande piano per l’accoglienza diffusa, il superamento della Bossi-Fini, attenzione ai più fragili, donne e minori.

Il tema dei minori è centrale nelle politiche di integrazione e di tutela dei diritti. Con la legge Zampa si è avuto un significativo passo avanti per i minori stranieri che arrivano nel nostro paese, ma è necessario lavorare ancora e attuare una più compiuta difesa dei loro diritti.
Il tema dell’immigrazione, delle paure verso la diversità ad essa connesse, deve essere affrontato anche in termini culturali: questo vuol dire operare un enorme investimento sulla scuola.
È necessario un patto tra la società e la scuola che permetta di rinnovare e rafforzare un nuovo progetto pedagogico di educazione alla cittadinanzaun’educazione interculturale, ove la presenza in alta percentuale di immigrati, in mancanza di adeguati strumenti, non minacci la qualità della scuola e che sappia conciliare identità e pluralismo, diritti e doveri, uguaglianza e apertura, basato sui principi di accoglienza e integrazione.
 
Di tutto questo, giovedì 30 novembrealle ore 18:00, al Circolo Parioli in via Scarlatti 9/a ne parliamo con:
Pierfrancesco Majorino – Responsabile Casa e Immigrazione Segreteria Nazionale PD
Milena Santerini – Docente università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Sandra Zampa – Senatrice PD, prima firmataria del Disegno di Legge Zampa
Luca Di Sciullo – Presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS – dossier Immigrazione 2023
Vi aspettiamo!
In occasione dell’iniziativa, sarà distribuita gratuitamente una copia del Dossier Statistico Immigrazione 2023 e dell’Osservatorio sulle Migrazioni a Roma e nel Lazio, grazie al supporto del Fondo dell’Otto per Mille della Chiesa Valdese e dell’Istituto di Studi Politici S. Pio V.