TAVOLO DI LAVORO POLITICHE URBANE
Coordinatore: Lucio Contardi
Emma Cavallucci, Annamaria Ceci, Nicola Danello, Viviana D’Isa, Massimo De Cristofaro,
Manuel Felsani, Cecilia Ivaldo, Guido Laj, Carlo Manfredi, Daniel Modigliani, Alessandra Pallone
Gennaio 2022
Queste brevi note intendono affrontare il tema della riorganizzazione del ciclo dei rifiuti a
Roma, partendo da alcune semplici considerazioni:
- La città di Roma negli ultimi anni ha visto peggiorare notevolmente il servizio di raccolta dei
rifiuti, al punto che questo è diventato un’emergenza per la città sulla quale si misura la
credibilità di un’amministrazione. Questo tema ha giocato un ruolo decisivo (insieme alle
“buche”, ossia alla scarsa manutenzione stradale) per la bocciatura popolare
dell’amministrazione Raggi ed ora sarà il banco di prova dell’amministrazione Gualtieri. - La crisi è stata causata dalla crescente inefficienza dell’AMA, cui ha contribuito l’uso
clientelare delle aziende municipalizzate promosso dall’amministrazione Alemanno, ma è
precipitata con la scelta di chiudere la discarica di Malagrotta, senz’altro necessaria ma
operata senza avere costruito – né programmato – alcuna valida alternativa per lo
smaltimento. - Oltre a questi errori delle ultime amministrazioni occorre registrare che in Italia il ciclo dei
rifiuti è un terreno a rischio di infiltrazione della malavita organizzata e che ogni situazione
emergenziale favorisce l’aggiramento delle corrette procedure per l’affidamento di
servizi a soggetti privati. - Il peggioramento della raccolta ha alimentato nei cittadini romani, insieme al malcontento,
uno scetticismo cinico (già storicamente connaturato ai romani) che ha fatto arretrare il
senso civico nei comportamenti individuali: il cassonetto circondato dai rifiuti è diventata la
“finestra rotta” che fa avvitare il degrado urbano in un circolo vizioso tra percezione e
realtà. - Il ciclo dei rifiuti non può più essere affrontato con semplici misure di efficientamento
(maggiore produttività dei lavoratori, sostituzione dei cassonetti più vecchi, ricerca di nuovi
siti di conferimento), ma richiede urgentemente la definizione di una nuova strategia sia
per la raccolta, sia per lo smaltimento; poiché ogni radicale cambiamento, nella sua fase
iniziale, determina conflitti – e prezzi da pagare in termini di consenso – che, se le scelte
operate si rivelano efficaci, vengono riassorbiti dopo alcuni anni, occorre che le scelte
strategiche siano definite nei primissimi mesi di consiliatura. - Un cambiamento delle modalità di raccolta dei rifiuti e la localizzazione di nuovi siti di
smaltimento, hanno un forte impatto sia sull’economia che ruota intorno al servizio,
sia sulle abitudini consolidate e sulle paure dei cittadini. Per questo occorre che la
definizione di una nuova strategia sia diretta e controllata in prima persona
dall’amministrazione comunale – riportando l’AMA al suo naturale ruolo di strumento delle
politiche scelte dal Comune – e coinvolga i cittadini in un processo di partecipazione
consapevole alle scelte. Deve basarsi quindi su una maggiore trasparenza della gestione
e sulla promozione del senso civico della comunità urbana. - Per quanto lo scetticismo cinico alimenta facili populismi e/o disaffezione alla politica, la
partecipazione democratica è una risorsa per la città; ma la partecipazione non è
semplicemente costruzione del consenso alle scelte dei governanti: per essere democratica
deve essere consapevolezza dei vantaggi e degli svantaggi di ogni possibile
alternativa nelle scelte da assumere. I processi di partecipazione richiedono non di
condividere le scelte (come un sondaggio o un referendum), ma di condividere il
ragionamento che porta a scegliere. È sul terreno della condivisione responsabile che si
sconfigge il populismo rabbioso e l’apatia individualista. Ed è in questa sfida nel corpo vivo
della società che si legittima un partito come “corpo intermedio” tra eletti ed elettori.
Per aprire una discussione all’interno del partito sulla necessaria riorganizzazione del
ciclo dei rifiuti a Roma, proviamo quindi ad esaminare le diverse opzioni, senza pretendere di
sostenerne alcuna a priori, esaminando i vantaggi e gli svantaggi di ciascuna soluzione
Il sistema di raccolta
Sappiamo tutti che una buona differenziazione dei rifiuti, non solo riduce il consumo di
materie prime (legno, plastica, vetro e metalli) ed è quindi ambientalmente più sostenibile, ma
riduce anche la quota di rifiuti indifferenziati che costituisce il principale problema per lo
smaltimento.
Oggi la differenziazione dei rifiuti è affidata solo al senso civico degli utenti e vediamo
tutti come l’attenzione dei cittadini a differenziare sia progressivamente diminuita con la
crescente sfiducia nel sistema.
> La prima alternativa che si pone all’attuale modalità di raccolta è quindi quella di una
maggiore responsabilizzazione individuale con la tracciabilità dei rifiuti. È la caratteristica
principale dei sistemi di raccolta porta a porta, realizzato con la fornitura di bidoncini o di
sacchetti identificati con un codice a barre, ma realizzabile anche mediante cassonetti su
strada tecnologicamente evoluti. Questo può consentire sia di sanzionare chi differenzia
male, sia di premiare (con la riduzione della TARI) chi differenzia bene.
Svantaggi:
a) alimenta la paura del controllo in tempi di ribellioni individualistiche (v. NoVax) e può
indurre alcuni soggetti all’evasione dal sistema (rifiuti anonimi abbandonati), cui
l’amministrazione può rispondere solo con maggiori controlli sui luoghi di potenziale
abbandono (videotrappole);
b) richiede controlli o da parte del personale addetto alla raccolta o con sistemi
automatizzati che aumentano i costi della raccolta;
c) può penalizzare alcuni tipi di consumatori che producono comunque molta
indifferenziata (p.es. chi ha lettiere per i gatti, se non biodegradabili).
Vantaggi:
a) incentiva economicamente i comportamenti virtuosi;
b) consente di applicare più efficacemente alle famiglie la tassazione in base ai costi
effettivamente sostenuti, creando una responsabilizzazione a prescindere dal senso
civico;
c) riduce sensibilmente la quantità di rifiuti indifferenziati che costituiscono per il sistema
il costo maggiore sia economico che ambientale.
Il passaggio ad una raccolta “tracciabile” richiede comunque una campagna di informazione
capillare e di educazione ambientale, anche nella scelta dei prodotti di consumo,
accompagnata da controlli e sanzioni nei confronti dei comportamenti devianti.
> La seconda alternativa è tra la raccolta su strada, quella attualmente praticata con i
cassonetti, e la raccolta porta a porta, ossia negli spazi privati condominiali o individuali a
seconda del tipo edilizio prevalente. La raccolta su strada in alcune città è stata integrata
con la tracciabilità dei rifiuti mediante tessere magnetiche per l’accesso al cassonetto e/o
pesatura dei rifiuti conferiti.
2.A Raccolta su strada senza tracciabilità dell’utente (attualmente in uso)
Svantaggi:
a) si affida al solo senso civico per il corretto conferimento e spesso i rifiuti sono mal
collocati;
b) accoglie i rifiuti anche di chi non paga il servizio;
c) consente ai “rovistatori di cassonetti” l’asportazione dei materiali più redditizi (vetro,
lattine) con una riduzione del bilancio economico della raccolta differenziata;
d) è utilizzata per il conferimento anche di materiali che non andrebbero smaltiti su
strada (calcinacci, medicinali scaduti, pile esauste);
Vantaggi:
a) è ormai consolidata nelle abitudini dei romani;
b) consente il conferimento in qualsiasi giorno ed in qualsiasi ora;
c) supplisce alle carenze di altre modalità di raccolta (cestini stradali) che dovrebbero
essere dedicate ai city users.
2.B Raccolta su strada integrata con sistemi di tracciamento dei soggetti che
conferiscono i rifiuti
Svantaggi:
a) richiede investimenti tecnologici ed una informazione capillare all’utenza;
b) come tutte le tecnologie più complesse, richiede un costante monitoraggio e
manutenzione;
c) riduce l’accesso ai soli utenti registrati e pertanto richiede una più efficiente raccolta
“generalista” (cestini).
Vantaggi:
a) non richiede nuovi spazi per la collocazione dei cassonetti; costituisce un’evoluzione
del sistema già in uso;
b) consente l’acquisizione telematica delle informazioni richieste per valutare la
differenziazione effettuata (numero o peso dei sacchetti per ogni tipologia), anche se
non permette di valutarne la qualità se non è accompagnata dalla fornitura di sacchetti
personalizzati (con codice a barre);
c) consente il conferimento in qualsiasi giorno ed in qualsiasi ora.
2.C Raccolta porta a porta
Svantaggi:
a) richiede una radicale riorganizzazione del servizio, con un sensibile impatto sulle
abitudini dell’utenza;
b) richiede il coinvolgimento degli utenti per la collocazione dei secchi negli spazi privati;
c) richiede un maggiore impiego di personale di servizio oltre che per la raccolta, anche
per l’acquisizione dei dati sul conferimento individuale;
d) richiede agli utenti di adeguarsi alla programmazione della raccolta dei rifiuti in giorni
specifici per le diverse tipologie di rifiuto.
Vantaggi:
a) consente un tracciamento capillare dei rifiuti prodotti (numero di sacchetti per ogni
tipo di rifiuto ed eventuali errori nella differenziazione);
b) può responsabilizzare il vicinato (p. es. nei condomini) sia nel controllo diffuso, sia nel
supporto reciproco;
c) restituisce allo spazio pubblico lo spazio attualmente occupato dai cassonetti.
È evidente che tutti e tre i sistemi di raccolta richiedono un costante adeguamento del
passaggio dei camion alla effettiva produzione di rifiuti: attualmente molto spesso i rifiuti
strabordano dai cassonetti al marciapiedi perché il cassonetto è pieno. Questo fenomeno, oltre
a costituire un grave problema di decoro urbano e di igiene pubblica, compromette anche la
differenziazione già operata nelle case: il cartone si bagna e i sacchetti si accumulano in
mucchi misti rendendo tutti i rifiuti su strada “rifiuti indifferenziati”.
Altro elemento necessario per rendere più efficace la raccolta dei rifiuti è la promozione dei
servizi (anche privati quali cooperative, consorzi e soggetti del terzo settore) per la raccolta
degli imballaggi presso le attività commerciali e dell’organico presso gli esercizi (bar, ristoranti
e alimentari).
Accanto al problema della differenziazione dei rifiuti, occorre sottolineare la necessità di
avviare politiche per il riuso che riducano in maniera significativa la quantità dei rifiuti ed
elaborare un modello di sviluppo che abbandoni la logica dell’obsolescenza programmata a
favore di beni durevoli di alta qualità:
a) la riduzione delle bottiglie di plastica, attraverso distributori pubblici di acqua
dell’acquedotto trattata (le “casette dell’acqua”);
b) la sensibilizzazione all’acquisto di prodotti sfusi (detersivi, mangimi ecc.) e di prodotti
che consentano la riparazione o lo smaltimento totale;
c) la diffusione di mercatini dell’usato e di laboratorio per piccole riparazioni;
d) la creazione presso le isole ecologiche di spazi destinati alla donazione degli oggetti
riutilizzabili, sia come regolamentazione dell’attività già praticata dai “rovistatori di
cassonetti”, sia come canale utilizzabile da associazioni del volontariato.
Il sistema di smaltimento
La questione cruciale per Roma è la modalità dello smaltimento dei rifiuti ed i luoghi in
cui effettuarlo.
La pulizia straordinaria delle strade lanciata da Gualtieri ha mostrato che il conseguente
incremento di rifiuti raccolti ha mandato in tilt il sistema di smaltimento; Roma continua a
mandare rifiuti in altre regioni, se non all’estero.
Occorre impostare una soluzione per il medio periodo che vada nella direzione della
sostenibilità: le discariche non sono sostenibili, sia per l’inquinamento dell’aria e dell’acqua
che provocano, sia per il consumo di suolo derivante dall’accumulo dei rifiuti.
Occorrono invece impianti che trasformino la materia prima “rifiuti” in energia e,
eventualmente, in materiali utili, senza emissioni pericolose per l’ambiente.
Non ci possiamo addentrare in un dibattito sulle tecnologie più adatte: non è compito della
politica e la pandemia ci ha insegnato che bisogna affidarsi alle competenze scientifiche e
tecnologiche. È invece responsabilità della politica:
A. definire il requisito di basse o nulle emissioni a difesa della salute dei cittadini;
La caratterizzazione come impianti non nocivi, per ridurre al massimo le prevedibili
opposizioni delle popolazioni più direttamente coinvolte, deve essere oggetto di una
comunicazione esauriente e trasparente, non omissiva né propagandistica, che
coinvolga soggetti terzi ed autorevoli; è su questo terreno che va ricostruito il rapporto di
fiducia tra eletti ed elettori.
B. programmare gli investimenti necessari per realizzare nel più breve tempo
possibile gli impianti di smaltimento
Sul tema degli investimenti bisogna affermare con forza che l’intervento sul ciclo dei
rifiuti è prioritario, per la gravità dell’emergenza che vive Roma da anni, ed è coerente
con gli obiettivi del PNRR. Bisogna anche affermare che gli impianti di smaltimento
sono una infrastruttura ecologica che deve essere pubblica (ancorché possa
essere gestita da aziende municipalizzate o a capitale misto) e che non può essere
affidata solo all’iniziativa privata.
C. scegliere le localizzazioni più idonee per gli impianti
La localizzazione degli impianti sappiamo che è il tema più spinoso, per la paura delle
opposizioni locali.
Premesso che il ciclo dei rifiuti è un problema a scala di area metropolitana perché
non si risolve nel territorio di ogni singolo comune e non ha senso trasferire i rifiuti oltre
provincia, a decine o centinaia di chilometri di distanza, il primo nodo è se deve/devono
essere nel territorio del Comune di Roma o nell’hinterland.
L’opzione di collocarli nell’hinterland aumenterebbe la distanza dai luoghi di raccolta
(con maggiori costi di trasporto e inquinamenti secondari da traffico) e interesserebbe
ambiti meno popolosi rispetto a Roma. Ma alimenterebbe l’idea che Roma scarica i
suoi problemi (e i detrattori ambientali) sulla provincia, riducendo la propria credibilità
sul carattere non nocivo degli impianti.
La scelta opposta di collocarli nel territorio comunale pone comunque l’esigenza di
individuarne un numero sufficiente a contenere il trasporto dei rifiuti in singoli quadranti
(quattro?), senza peraltro parcellizzarli in misura eccessiva, fatto che ne ridurrebbe
l’efficienza. Tra l’altro la realizzazione di diversi impianti potrebbe in futuro ridurre i
problemi derivanti dall’eventuale chiusura temporanea di qualcuno di essi per incidenti
(vedi la vicenda del TMB salario).
Questa soluzione deve essere definita entro pochi mesi.
Chiaramente queste prime riflessioni sono ancora embrionali ed aperte a diverse soluzioni
senza sostenerne alcuna “a priori”, ma crediamo che pongano il problema nella giusta
dimensione: un problema da affrontare – da non eludere cioè perché scottante – la cui
soluzione viene nell’ambito di una ragionata e ragionevole condivisione delle scelte.
Immagine in evidenza: Questa foto di Autore sconosciuto è concesso in licenza da CC BY-NC-ND
